Turchina non è solo la storia della bambina che ha ispirato Collodi per la figura della Fata. Turchina è l’esempio di come si tramandano le storie nel tempo dai nonni ai nipoti, e di come - come dicono i Bluvertigo “semplicemente, anche un fatto da niente, attraversato dalla corrente nello spazio e nel tempo nasce piccolo infinitamente, poi diventa troppo importante” -. Giovanna era un’umile cameriera, dice lei: com’è possibile che possa apparire in un libro? Giovanna diventa “famosa”, racconta la sua storia e quella della nascita di Pinocchio, racconta di questo scrittore borghese che se l’è presa sotto l’ala, del senso di famiglia e della costruzione debole delle classi sociali quando a farne parte sono persone con l’animo nobile. Alla fine tutto è storia, nella nostra vita quotidiana, anche quando il mondo vorrebbe che tu non la raccontassi. È il potere della libertà di raccontare e di tramandare che gli spaventati dittatori vogliono mutare e di fronte al quale niente possono fare se non impedire, minacciare, uccidere. Turchina è anche il racconto di un rapporto che va oltre la morte, che nelle strade di Sesto Fiorentino racchiude non solo i luoghi di Pinocchio, ma i cambiamenti più incisivi del secolo appena trascorso: Elena Triolo racconta la vita di Giovanna, e attraverso questa la nascita di Pinocchio, e attraverso questa la Storia. Ho pianto dall’inizio alla fine, ininterrottamente, una graphic novel che trabocca di sensibilità che non so come altro descrivere, perché a leggerla ci vuole un’oretta, a metabolizzarla ancora non lo so, soprattutto quando da sestese vedo in quei disegni e in quella Storia posti che tutt’oggi frequento quasi quotidianamente. Questo libro è un dono incredibile e io mi sento davvero fortunata ad esserci incappata.