PODCASTER SENIOR: Andrea Zini;
PODCASTER JUNIOR: Gabriele Prandin;
RAZIONALE:
Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) contro il fattore Xa e IIa hanno rivoluzionato le terapie per i pazienti con disturbi trombo-embolici, in particolare il cardioembolismo da Fibrillazione atriale non valvolare. Questa classe di farmaci che comprende Apixaban, Rivaroxaban, Edoxaban e Dabigatran ha dimostrato la sua superiorità nel diminuire il rischio emorragico sistemico ed intracranico e la medesima efficacia nel prevenire eventi ischemici cerebrali se paragonati al warfarin, come confermato da una metanalisi di trial clinici randomizzati pubblicata su Circulation nel 2022 che includeva circa 71000 pazienti. La diffusione di questi farmaci ha comportato però un problema nel trattamento in caso di evento ischemico acuto: essi infatti se associati alla trombolisi, potrebbero teoricamente indurre una complicanza emorragica. Secondo le linee guida ESO 2021, viene raccomandata la valutazione dell’attività anticoagulante pre trattamento per stimare se il farmaco è a concentrazioni terapeutiche o sub terapeutiche, dando quindi la possibilità di eseguire il trattamento trombolitico nel caso in cui fosse sub terapeutico. Nel caso in cui il dosaggio fosse ancora in range, non è completamente chiarito il ruolo dei reversal specifici come l’Idarucizumab (per dabigatran) o Andexanet (per Apixaban e Rivaroxaban).