"Area sgambamento cani" [Ep. 2]

La città ha spazi deputati per tutto. Se vuoi suonare per strada devi prenotarti all’ufficio comunale, se vuoi baciare qualcuno ci sono i kissodromi, se vuoi vivere di stenti devi avere il patentino da poveraccio superando la prova di freddo e digiuno. E poi ci sono le aree cani, note con l’agghiacciante definizione amministrativa “aree di sgambamento”. Ci vanno i padroni e i cani e socializzano, nel senso che gli umani vanno lì per vincere la solitudine come ai corsi di ballo latino e le file per i tamponi in farmacia. I cani si adattano e fingono di apprezzare la libertà di poter sgambare in pochi metri quadri recintati. Le aree di sgambamento sono vigilate da persone fortemente territoriali che allontanano quelli che non sono della loro setta con la solita scusa che se hai un maschio non è il caso, se hai una femmina uguale. Quelli dello sgambamento chiamano i cani “i nostri pelosetti”. Sono il set di un’apocalisse zombie e i cani si vergognano. Quelli con il cappottino di più.