Dai successi di Sanremo alla quarantena più lunga d'Italia, le ultime settimane di Enrico Melozzi sono state a dir poco straordinarie. Melox, come lo chiamano gli amici, lo abbiamo visto tutti – come sempre negli ultimi anni – sul palco dell'Ariston per la grande giostra del Festival che gli regala tanta gioia quanta fatica. Poi, dopo la rappresentazione della sua ultima opera a Como, ha sentito che l'atmosfera per questo virus si faceva strana, e così ha deciso di chiudersi in casa, molto prima che scattasse l'obbligo di farlo. Melox dunque è in Quarantena da ben oltre quaranta giorni, scrive, progetta e riflette sul futuro della musica, meditando su un'immaginaria playlist che in questo periodo tocchi idealmente "The show must go" on e la "Jupiter" di Mozart, da ascoltare come diapason delle forze della natura. «Cercare un nuovo linguaggio, interrogarsi su come sarà la musica, cercare soluzioni che guardino molto lontano. Oggi il mondo della cultura è un malato oncologico che riceve pure la batosta del coronavirus: quindi è il malato più a rischio», racconta Enrico, che rivela anche i suoi progetti per ovviare al problema di realizzare concerti in spazi non chiusi, chiamando in ballo l'architettura urbana. E poi c'è un'altra invenzione al debutto nel suo laboratorio creativo: «un nuovo linguaggio operistico ispirato dal web e dai concerti sui balconi».