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April 28, 2020 5 mins
Cari bambini oggi siamo nel Parco regionale del Delta del Pò in Emilia Romagna a Porto Viro in Provincia di Rovigo!
Il Pò è un fiume dell’Italia del Nord, lungo 652 km che attraversa le regioni del Piemonte - dove nasce - Lombardia ed Emilia Romagna.
Il Pò nasce in una sorgente sulle Alpi nel ghiacciaio di una montagna. L’acqua grazie al pendio della montagna scorre verso il basso, scava il terreno formando il letto del fiume.
Più piccoli dei fiumi sono i torrenti, corsi d’acqua che solitamente scorrono nelle regioni montane ed hanno un corso breve ed una forte pendenza. Invece i fiumi veri e propri sono alimentati da sorgenti permanenti glaciali.
Durante alcuni periodi dell’anno di siccità il letto del fiume si prosciuga d’acqua e diciamo che il fiume è in “magra”.
Al contrario quando l’aumento improvviso della temperatura produce uno scioglimento dei ghiacciai oppure quando piove molto il fiume si riempie d’acqua e diciamo che il fiume è in “piena”.
Quando il fiume raggiunge il mare se il corso d’acqua si ramifica abbiamo una foce a delta, se invece si forma un imbuto abbiamo una foce a estuario.

La flora del fiume è tipica di una zona umida. Per zone umide si intendono le paludi, gli acquitrini, i laghi e tutti quei bacini in cui l’acqua è dolce.
Le speci più comuni sono la canna di palude, la tifa ovvero steli verdi lunghi fino a tre metri e sottili che terminano con una spiga marrone, il salice bianco, il salice piangente, l’ontano, il pioppo bianco, lo zigolo detto anche mandorla di terra, la ninfea bianca e il giunco ovvero fusti cilindrici di colore verde.
Per quanto riguarda la fauna molte specie di uccelli vivono nel fiume tra cui il fenicottero e la spatola simile all’airone prende il nome dal becco che sembra appunto uno spatola.
Il mammifero più diffuso è la nutria chiamato anche castoro d’acqua o ratto di palude ed è originario del Sud America. E’ un roditore tozzo e robusto lungo anche mezzo metro e pesa fino a 15 chili. Ha una pelliccia dal pelo lungo, gli artigli sono affilati e robusti.
Nel fiume vivono diversi anfibi tra cui rane, testuggini e pesci quali la trota, la carpa, la tinca, il salmerino, il luccio, il pesce gatto, l’anquilla, il capitone, il pesce persico, agone, storione, temolo e siluro.
Ci sono pesci siluri più lunghi di due metri che pesano anche cento chili. E’ una specie fortemente cacciatrice e mangia sia i pesci che piccoli mammiferi.

Ora vi racconto una favola che ha come protagonista un pesciolino che viveva in un fiume.

C’era un volta, in un fiume un pesciolino che non voleva nuotare.
Passava le giornate a guardare fuori dall’acqua: osservava le farfalle e le libellule. Catturava le mosche; contava i pesci di passaggio e – quando proprio si annoiava – gli piaceva pettinare le alghe.
Vicino a lui passavano pesciolini velocissimi, su biciclette acquatiche, su pattini di ghiaccio per pesci e perfino su piccoli sci, con i quali scivolavano sulla superficie. Altri organizzavano gare di tuffi, saltando sempre più in alto, da spaventare i poveri pescatori seduti sulla riva.
“Perché non vieni con noi, pesciolino?” gli chiedevano, quando lo vedevano seduto a mettere in ordine i sassi sul fondo.
“Non mi piace nuotare o sguazzare.” Rispondeva serio quel pesciolino. “Io mi diverto a fare torri di sassi e poi a buttarle giù.” A volte qualcuno si fermava un po’ con lui, a costruire quelle belle torri, ma dopo poco gli veniva voglia di muoversi e di sguazzare e correre via veloce.
“Perché non vai con i tuoi amici?” Gli chiedeva nonna Trota, la più saggia di tutto il fiume.
“Te l’ho detto, nonna.” Rispondeva il pesciolino. “Io mi diverto a fare le torri di sassi; e poi guarda quel cespuglio di alghe: è tutto spettinato. Vado a sistemarlo.”

Le nonne però sono furbe (anche quando sono dei pesci) e questa storia non la  convinceva affatto. Così un giorno prese il suo pesciolino per mano e – con la scusa di fare una passeggiata – lo portò dove l’acqua era fresca e trasparente; tanti altri pesciolini stavano lì a tuffarsi e a ridere e a giocare. “Aspettami qui,” disse la nonna: “Ho dimenticato le pinne” e fece finta di andarsene. Il  pesciolino si sedette sulla riva, cercò i sassi bianchi giocò con i raggi del sole, ma le risate degli altri catturavano la sua attenzione e si girava spesso a guardarli. Come si divertiva: se solo avesse avuto il coraggio di giocare con loro. Si guardò intorno, la nonna non c’era e allora si avvicinò al bordo e provò a fare un tuffo. Il primo gli venne male, e anche il secondo era un po’ goffo, ma il terzo e il quarto erano perfetti.

Gli altri pesci lo osservavano: “Bravo,” gli disse uno di loro. “Vieni a tuffarti qui con noi.” E sapete che accadde?
Il pesciolino si divertì talmente tanto con i suoi nuovi amici, che è ancora lì che si tuffa.
Mark as Played

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