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October 26, 2022 149 mins
Ciao a tutte e a tutti!

Le delizie di ottobre. Mentre il mondo la fuori vive una sua realtà dai confini tesi e spaventosi, neanche fosse un pessimo film di serie C, scritto male e interpretato peggio, a sorreggere le tensioni geopolitiche, come sempre la natura e l’arte, il bello insomma, funge da riparo sicuro dove poter ritrovare il sorriso. Le albe si fanno sfuggenti e terse nella cornice nebbiosa del mattino, gli animali cominciano a infoltire il pelo e le tane si riempiono di ogni bene per poter superare il lungo inverno, i colori si fanno più tenui con le tonalità delle ere del mondo e le mani sostano sempre di più nelle tasche. Le sciarpe, dapprima timide, ora più coraggiose sbocciano pian piano sui colli e cingono nella loro trama parole e pensieri, le giacche ritrovano vecchie amicizie al di la della zip riunendosi alla fine in un tiepido abbraccio finalmente chiudendosi. I passi autunnali si fanno più lenti, le ore si stiracchiano intorpidite dall’arrivo acerbo della notte e le ultime foglie, come le sorelle di Bandiera, si preparano a loro lungo lento salto nel vuoto dal ramo per tornare alla terra, alle origini. Alcune di loro temerarie vanno avanti a vedere com’è il mondo con la prospettiva capovolta e formano fiumi gialli e arancioni, che scrocchiano al passaggio e incorniciano i piedi di chi decide di scivolarci in mezzo e immerso.
Sempre più spesso mi accorgo di soffermarmi davanti a tutto questo, il piede all’acceleratore si alza come muta metafora che mi ricorda che è sempre meglio rallentare un po’ per non far si che tutto ciò che raccoglie in se l’autunno non sfugga via troppo velocemente e troppo impercettibilmente, e che non diventi una semplice macchia di colore, ma invece di cercare di trattenere questa bellezza il più possibile. Le nostre Onde, anche se non conoscono il passare delle stagioni, sono monito alla lentezza e al godersi il più possibile le cose con calma. Allora sospinte e sospinti da venti di lentezza e quiete ci accomodiamo all’interno di questo plaid in questo Ondedì e andiamo ad iniziare. Per molte e molti di voi, l’ospite che è venuto a trovarci, che ormai conosce questo podcast talmente bene che ha un suo mazzo di chiavi di casa, non giunge a sorpresa. Nelle scorse settimane avevamo già accennato che questa puntata avrebbe avuto luogo e vi avevamo chiamato a partecipare, ma non precipitiamo, ci arriviamo tra poco. Con davvero grande gioia sono felice di avere qui con me Luca detto anche La mia Vita in 400 dischi, al suo nuovo terzo capitolo insieme, e questa puntata come molte e molti di voi già sapranno orbiterà sul suo libro/romanzo d’esordio “Scrivevamo sulle scarpe”. Ho voluto fortemente che Luca tornasse non solo per l’enorme stima che ho per lui e per l’amicizia che ci lega ormai da alcuni anni, ma perché questo suo progetto mi ha interessato e l’ho amato - il progetto - fin da quando mi disse: “ok. vado. mi butto.”. Ora che la penna ha esaurito le parole al suo interno e che la carta sia stata stampata con meraviglioso inchiostro, siamo tutti più ricchi perché questo libro ha visto la luce. La genesi, come poi ci narrerà il nostro ospite, arriva dalle pagine eteree dello internet dove Luca ha mosso i suoi primi passi, piccoli, sentimentali, ma intrisi e pregni di un talento fuori scala. Quegli scritti, per farvi una breve sinossi, hanno poi trovato forma nel libro - che per inciso mi auguro per il vostro bene abbiate letto - tracciando un quadro molto più ampio e con un respiro non castrato dal limite dei caratteri ma dipinto con grazia dalla maestria di Luca. Il libro che si muove sì su degli avvenimenti fondamentali della vita dell’autore danza a ritmo di musica perché i fotogrammi che siamo accompagnati ad osservare sono legati a mille fili con degli album musicali che ne hanno colorato il momento e lo hanno riverberato fino a qui. Scrivevamo sulle scarpe è una sequenza di cartoline di vita a suon di musica e di musica a suon di vita, dove anche se la prospettiva protagonista è del bimbo ragazzo uomo e padre è quella attraverso cui noi entriamo nelle sue storie e nelle sue emozioni, però la lettura diventa corale man mano che le pagine si adagiano le une sulle altre. Questa magnifica opera non è come un acquario dove osserviamo solo delle vicende, ma è uno specchio dove ci ritroviamo tutte e tutti, la sua universalità si esprime con delicata bellezza perché li dentro ci siamo tutti noi.
Chiunque è passato da quei momenti, dalla pura gioia, alle cadute, dai momenti assurdi e tragici a quelli più scanzonati della gioventù, dall’amore e le perdite, dai balli e le sigarette imbevute di parole, di canti e di corse a perdifiato, da quei profumi, dal colore delle risate e dal sapore delle lacrime e poi, infine, di esagerata importanza, da tutte quelle colonne sonore musicali che hanno - e continuano - a imperlare le nostre vite. ‘Scrivevamo sulle scarpe’ è ciò che Luca ci ha raccontato, con grande sincerità intellettuale, viscerale e belliss
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