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March 1, 2023 138 mins
Ciao a tutte e a tutti!
Anche se il buon Shakespeare nella tragedia ‘Giulio Cesare’ ci metteva ben in guardia sulle Idi di Marzo e anche se oggi non è il 15 del mese, bensì il primo, vogliamo in maniera arrogante tentare di soverchiare l’infausto monito, il presagio negativo, in qualcosa di bello, di lucente, ovvero trasformare le Idi in Odi di Marzo. Sperando che vengano udite. Con oggi, che batte la campanella sul primo giorno di Marzo, si torna ad ondeggiare di Ondedì. Nonostante alcune questioni ecologiche, sociali e geopolitiche si affaccino che furia sull’uscio della nostra porta, che nemmeno Jack Nicholoson in Shining, Marzo si rivela piano piano il vero manto di tepore che avvolge i nostri corpi e li sospinge a sbocciare di colori, profumi e intelletto. E’ una chiamata, la primavera. Dopo un inverno rigido ma soprattutto piovoso e scuro, la luce chiede a gran voce di essere accolta, di poter far vibrare il fogliame di nuova fotosintesi cospargendo nei nostri polmoni dolci sensazioni di clorofilla. I Casino Royale cantavano anni fa “[…] riempi i tuoi polmoni di pensieri buoni, comincia da te stesso e poi rivoluzioni”, difatti la primavera è rivoluzione: è il prendere ciò che ci tiene schiacciati in una morsa di freddo e liberarlo, e poi che siano mille aquiloni a rincorrere nuvole e mille pistilli di dente di leone a nevicare sull’erba. La primavera è una chiamata. È il suono da sirena che il bello fa nelle nostre orecchie, ci spinge a cercare l’alto in mezzo alla fanghiglia della mediocrità, è la curiosità, è il passo in direzione ostinata e contraria, è la resistenza - certo - faticosa per sfuggire alle grinfie dell’appassimento. Il librarsi di profumi è cornice in questo quadro di slancio alla rinascita, e a noi tocca accordarci sulle note della natura e fare il nostro sforzo per non rendere vano questo movimento e farci trovare pronti. La primavera, dopotutto, è una chiamata. Così, mentre tutto questo si srotola davanti ai nostri sensi e ai nostri pensieri, in un mondo fisico e metafisico di ritorno alla palette cromatica dai colori più vivaci, è qui che ci accoglie una nuova Onda, come di consueto in questo Ondedì. Prima di introdurvi l’ospite che ci è venuta a trovare, mi è fatto obbligo di iniziare con una citazione, che in qualche modo ci introduce alla puntata di oggi.
“Chiamatemi Ismaele. Qualche anno fa - non importa ch'io vi dica quanti - avendo poco o punto denaro in tasca e niente che particolarmente m'interessasse a terra, pensai di mettermi a navigare per un po', e di vedere così la parte acquea del mondo. Faccio in questo modo, io, per cacciar la malinconia e regolare la circolazione.”
La domanda è già sorta e la intravedo: ma perché questo inizio? Che significa? Vi lascio con il dubbio, abbiate pazienza, poi vi sarà chiaro. Voglio invece usare questo breve tempo per parlare della nostra ospite. Erano gli anni della pandemia e grazie a questo podcast e all’uso dei social network sono venuto a conoscenza di diverse persone bellissime. Si, esatto Instagram dopotutto non ha fatto solo cose non interessanti, tutt’altro, mi ha dato modo di entrare in dolce collisione con universi umani di rara bellezza. Alcuni di questi si sono incrociati e poi salutati, altri invece, come la nostra ospite si sono solidificati e sono sbocciati in splendide amicizie. Difatti, anche se lei con oggi è al suo Volume 2, mi posso permettere di non chiamarla solamente “ospite” bensì amica. La persona meravigliosa che oggi siede con noi è Antonia Salcuni, ed io non potrei essere più felice di cosi, non solo perché è tornata a chiacchierare di musica, ma anche perché abbiamo modo di farlo in presenza. Prima ancora di scambiare due chiacchiere con lei, alcuni anni fa, ciò che colpì la mia mente fa la sua penna. Per chi non lo sapesse, lei è l’autrice del profilo Eco_disco_gramma e del racconto in parti uscito sulla rivista Kalporz intitolato ‘Dal Motore al piatto – Storia di un’Epistassi a Trazione Diretta’. A lei l’ho detto e scritto tante volte, ma ora posso imprimerlo a fuoco su questo podcast a imperitura memoria, il suo modo di scrivere, la sua sintassi, la scelta delle parole e delle figure su cui esse ruotano, oltre a esercitare una fascinazione esagerata su di me, sono anche fonte di enorme invidia. Antonia, Luca de La Mia Vita in 400 Dischi, Paolo di Myspiace, i ragazzi di Extended Play, Ida Stamile, Paolo Bardelli, rappresentano a mio avviso un bellissimo spaccato della letteratura e giornalismo contemporaneo; quindi, vi prego se non l’avete ancora fatto andate a spulciare le loro pagine, vi aspettano dei tesori inestimabili. Oltre all’enorme stima che ho per Antonia, come dicevo, ci lega anche una bella amicizia e abbiamo avuto modo di incontrarci per la prima volta dal vivo sotto al palco del Concretion Festival ad Aquileia spendendo due giorni insieme ad ascoltare musiche bellissime raccontarsi davanti allenostre orecchie. Con Antonia ci accumuna un analogo approccio e modalità di ascol
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