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March 22, 2023 130 mins
Ciao a tutte e a tutti!
Marzo si dice pazzerello. Noi esseri umani non possiamo permetterci il lusso di poter dire cosa sia pazzo e cosa no, visto che la nostra umanità in questi mesi si sta prendendo di gran diritto la nomea di folle. Non è il tempo metereologico ad essere bizzarro, quanto la nostra attitudine a essere ciechi e sordi rispetto alla voce della terra che reclama una tregua, a città e storie che diventano cenere o ai mari che inghiottono vite. Questa nostra stasi umana indifferente a questi avvenimenti, questa sì, che chiamerei pazzia. Questo non è essere disumani, bensì umani: Bergonzoni lo ha ripetuto e detto spesso: la guerra è umana, la cattiveria è umana, il dolore è umano, smettiamola di deresponsabilizzarci da quello che è il nostro dovere più grande, ritorniamo al sovrumano, sempre per citare Bergonzoni, e ripartiamo dal bello. Ripartiamo a parlare di poesia, di arte, di musica, di tutto ciò che è possibile creare senza distruggere e ritroviamo l’empatia perduta chissà dove in qualche scroll. Mi scuserete questo incipit così scuro nelle sue tinte, ma sono giorni di lacerazioni nel continuare a osservare inermi questo mondo umano che ha smarrito ogni senso di pietà. Ed è al bello appunto che noi rivolgiamo il nostro sguardo, è sul diapason di ciò che è capace di colorare il mondo, i frutti che la mente umana riesce a donare ai nostri sensi, che ci accordiamo, per trattenere e ricordare e riverberare che c’è qualcosa di altro. Un mondo altro, alla fine, è possibile. Marzo dicevo è talmente pazzerello nella sua natura indecisa, che sembra la scena di Homer Simpson che saltella dentro e fuori sulla linea di confine tra Australia e Stati Uniti; se conoscete la scena sapete bene di cosa parlo altrimenti trovate lo spezzone nelle note dell’episodio. Marzo va un po’ di qui e un po’ di la nella colonnina di mercurio, democratico decide di dare spazio in maniera caotica sia al freddo che al caldo primaverile. Sembrerebbe un eterno indeciso, splendido e affascinante per la sua natura piovigginosa e al contempo calda, e anche se sembra piroettare come un agente del caos, da poche ore ha dato alla luce un bimbo chiamato Equinozio che sancisce finalmente l’arrivo della primavera. Sperando che il torrido arrivi il più tardi possibile, lasciamo che siano le magnolie in fiore a tinteggiare le pareti del cielo e dei prati con svolazzi di petali bianchi e i primi profumi, insieme alle allergie, ad invadere come un dolce esercito il nostro olfatto. Marzo sarà pur un mese indomabile ma gli auguriamo uno buon lavoro e che ci sia di sostegno emozionale per l’arrivo della nuova Onda.
Nel lontano 2008 avevo appena finito gli studi presso la civica di Cinema di Milano ed ero venuto a conoscenza che per quell’annata avrebbero stampato delle magliette, come facevano ogni anno, che riportava una frase, un aforisma se preferite, che mi ha fatto sempre pensare tanto. Il virgolettato era il seguente: “Il cinema mente 24 volte al secondo”. Frase che è stata attribuita a Fritz Lang regista di Metropolis per citarne un suo film appena appena famoso, ma anche contesa nella paternità con Jean-Luc Godard e Brian de Palma. Non si sa con chiarezza chi l’abbia detta e quando, ma il senso stretto era che il cinema per quanto sia una finestra che ci fa intravedere o assistere ad una storia fantastica o iperrealista, resta uno strumento che usa la - tra virgolette - menzogna della narrazione, del costrutto della scenografia, della sceneggiatura, dei costumi, della recitazione, ecc… per arrivare ad una rappresentazione del reale ma che reale non è affatto.
Però, anche se la realtà cinematografica non è reale, i nostri sentimenti lo sono, la nostra empatia con la storia o i personaggi, sono cose tangibili che percepiamo con i nostri sensi e che ci danno il senso di coinvolgimento e immersione. Ma il suono invece? Tutto ciò che è considerato colonna sonora, è parte in causa di questa bugia artistica? Io non so dare una risposta precisa, ma ci arriviamo dopo. Abbiate pazienza.
Difatti questo punto sarà uno dei temi che affronteremo con il nostro nuovo ospite, che è stato così cortese da ospitarci nel suo studio. Si avete capito bene, oggi non siamo nel salotto di Onde, ma a casa della persona di cui a breve ascolterete la voce e i suoi racconti musicali. All’inizio della terza stagione di Onde musica e dintorni avevo creato una puntata costellata di soli musicisti e band italiane e avevo portato un suo componimento chiamato Rebirth, ricordate? Il progetto dietro quel brano stupendo si chiama Cantautoma e la mente e l’anima messinese, e meneghino d’adozione, che lo governa è quella di Davide Giorgio. Prima di proseguire va anche ricordato che sempre grazie a questo musicista incredibile, le due ultime puntate di Natale, le Natalonde, sono state impreziosite da una sua versione mozza fiato di Jingle Bells e di un altro componimento intitolato Etude Feliz; doni più belli insieme agli Anais non potevo ricevere. C
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