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June 28, 2023 134 mins
Ciao a tutte e a tutti!
E’ giunto. E’ giunto il momento dell’anno dove le serate si stiracchiano invadendo ore straniere e le ombre viaggiano come flusso migratorio verso confini fino a poco fa inaccessibili. I fotoni che prima trovavano un delta di caduta molto più veloce, ora si possono adagiare e continuare la loro danza in un moto più lento e dolcemente interminabile. Come ormai da prassi, se i mesi primaverili giocano a fare Amleto muovendosi indecisi tra il caldo e il freddo, Giungo invece assesta dal basso in alto un colpo vigoroso con una mazza da baseball alla pallina di mercurio del termometro, che sale spedita verso vette caraibiche. Il torrido al momento non è ancora così torrido e le ore (s)vestite di sole infradito e asciugamano in vita, si godono il momento caldo, tanto atteso. Nei paesaggi orizzontali che circondano il mio quotidiano, sono lastre di acqua ad accudire cuccioli di riso che riflettono il cielo e permettono alle nuvole vaporose di rifarsi il manto, superbe; sono cilindri di paglia, fermi nei campi ad arrugginire sotto al sole come le rughe anziane su volti troppo saggi, in attesa di diventare pasto bovino a trasformare gli orizzonti in una sorta di braille per gli occhi e gli alberi sfoggiano chiome dal distinto sapore di clorofilla a permeare polmoni e anima. Il mondo continua come sempre il suo cammino nella Via Lattea, incurante del passaggio delle stagioni e ci regala momenti energizzanti da una parte e molto discutibili dall’altra, soprattutto dal punto di vista storico. Qualunque sia la vostra prospettiva ed opinione, c’è da ammettere che le pagine dei libri di storia contemporanea si stanno popolando senza sosta, sudando a volte per tenere il passo. A volte rimpiango la stasi e quando non si infangava la dignità nazionale glorificando chi invece ne aveva fatto scempio. Tralasciando questi discorsi e concentrandoci sul bello, a merito di ciò, sono reduce da una micro vacanza dove ho potuto, nuovamente, portare arti e corpo e mente, sulla terra di nessuno dove acqua e sabbia si incontrano nel loro corteggiamento di seduzione e abbandono infinito. Ho potuto immergermi, letteralmente, nelle mie amate onde paradossalmente prendendomi una pausa dalle altre, che tanto, gelose non sono. Ritemprare la mente, lo sapete meglio di me, è un atto necessario, è un atto di ribellione, di ri-acquisizione di momenti altrimenti dispersi altrove, è un atto d’amore verso se stessi o se stesse. Breve per carità, ma necessario. Mi scuserete per questa pillola di filosofia spicciola, ma quest’anno ci sono diverse cose che bollono in pentola e una deframmentazione del cervello era d’obbligo. Ovviamente non oggi, ma a tempo debito saprete tutto. Invece oggi, gioite con risa e lazzi, gaudio e corse a perdifiato, perché oggi – come dice spesso tra l’altro l’ospite di oggi – si torna a surfare essendo arrivato il nostro amato e atteso Ondedì.
Prima di introdurvi il nostro anfitrione, che ormai è di casa, e la sua Onda, dobbiamo riavvolgere il nastro velocemente al millennio scorso. Correva l’anno millenovecentononmiricordo ed io ancora andavo al liceo. Con muscoli guizzanti e dreadlocks disordinati, un giorno mi recai in un negozio di dischi perché finalmente era uscito un album che stavo aspettando, di una band che avevo cominciato da poco ad amare. Comprai il cd, avidissimo lo scartai, mi innamorai del suo colore arancione e lo misi in Play nel lettore portatile, mentre la metropolitana mi inghiottiva per tornare a casa. Come ero - e sono - d’uso immersi il naso nel libretto per andare a cercare dettagli sulla registrazione, sui musicisti, lo studio di mix, ecc. Ad un certo punto mi soffermai sulla sezione ringraziamenti e lessi che una delle persone dietro al progetto chiamato Massive Attack, fermava sulla carta i suoi ringraziamenti a svariate persone e poi lessi una frase che mi colpì, che vado a citare testualmente: “Noi siamo eterni; Il nostro giorno non conoscerà mai il tramonto e si colorerà di azzurro. Forza Napoli.” Quel forza Napoli mi è rimasto impresso da allora perché ritrovai frasi simili anche negli altri dischi della band, e scoprii che il cantante e fondatore Robert Del Naja - detto 3-D - aveva origini e famigliari nel napoletano, ma non solo, era un fan devoto e praticante del Napoli calcio.
Avvolgendo il nastro avanti veloce, questo ricordo così nitido, mi è tornato subito alla mente, quando il nostro ospite mi propose una raccolta di brani di cui aveva piacere e voglia di condividere, proprio in concomitanza con la vittoria dello scudetto della città partenopea.
Chi mi conosce, sa fin troppo bene che del calcio in generale il mio interesse è a picco negativo, ma vi tranquillizzo subito, non sarà una puntata sul giuoco del pallone, bensì qualcosa che però parte da li e, e si sviluppa in una narrazione musicale. Quindi per oggi niente fede calcistica, ma quella che ascolterete a breve sarà un’Onda chiaramente musicale, dove parleremo di radici, ramificazioni
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