Mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa ed Estelí, in Nicaragua, specie ora, come dissidente, è troppo scomodo: per questo, il dittatore comunista Daniel Ortega, dopo averlo posto per 15 giorni agli arresti domiciliari, alle ore 3.40 dello scorso 2 giugno lo ha fatto incarcerare dalla Polizia, pare con l’accusa di «atti d’odio». La popolazione e le organizzazioni per i diritti umani non hanno esitato a definire l’accaduto un sequestro in piena regola. Non si sa nemmeno, al momento, se sia stato emesso un regolare mandato del tribunale. Pare che il prelato si trovi presso il carcere di sicurezza La Modelo, mentre non si sa dove siano le altre sette persone, ch’erano con lui al momento dell’arresto ovvero i sacerdoti José Luis Díaz, Sadiel Eugarrios, Ramiro Tijerino e Raúl González, i seminaristi Darvin Leyva e Melkin Sequeira ed il cameraman Sergio Cárdenas, tutti in manette. Sino alla pubblicazione dell’atto d’accusa formulato dalla Procura, non si potrà sapere con certezza quale sia la sorte del prelato, che rappresenta una delle voci più lucide e più critiche levatesi contro il regime comunista al potere: durante le sue omelie ne ha denunciato senza mezzi termini le violazioni dei diritti umani.